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È nato prima il modulo o i giocatori?
È nato prima il modulo o i giocatori?

Contro il Venezia Mandorlini è rimasto ancorato al suo modulo, pur non avendo a disposizione gli uomini per fare il suo gioco

Modulo vs. Giocatori, chi viene prima? La questione è complessa e da sempre fa discutere, ad ogni livello calcistico, dalla Serie A alla terza categoria. La gara contro il Venezia ha riportato in auge l’ancestrale discussione perché Mandorlini (come aveva preannunciato in conferenza stampa) è rimasto fedele al suo credo tattico.

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4-3-3, no matter what. Con Paulinho e Montalto ai box e Brighenti non al meglio, Mandorlini si è ritrovato con un attacco in formato XS: Castrovilli, Perrulli, Strefezza e Carretta non hanno esattamente il physique du role del centravanti. L’allenatore non ha però cambiato idea ed è andato avanti con il suo 4-3-3. Sia ben inteso, non è stato il modulo in sé il problema ma l’interpretazione dello stesso. Sarri a Napoli ha costruito la sua fortuna grazie a un attacco short, giocando sempre con il 4-3-3.

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Esterni bassi. Sarri però giocava un calcio votato all’attacco, fondato sul pressing alto e su raddoppi costanti verso il portatore di palla. Gli esterni offensivi del suo Napoli erano attaccanti veri e propri. Non che si possa dire lo stesso della Cremo: troppe volte gli esterni si sono ritrovati sulla linea dei difensori. Un modulo di gioco che può avere un senso con un ariete centrale, abile a proteggere palla e a far salire la squadra.

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Ripartenze. Senza punta centrale e con gli esterni bassi Carretta è stato consegnato alla mercé di Modolo e Domizzi che non gli hanno fatto giocare un pallone. Con gli esterni più alti, e magari abbassando la linea difensiva, la Cremo avrebbe potuto colpire in contropiede sfruttando la velocità del suo attacco. I grigiorossi invece, una volta recuperato il pallone, hanno rallentato il gioco rinunciando a verticalizzare (rischiando qualcosa) e prediligendo la giocata sicura in orizzontale. Una volta arrivati nei pressi dell’area avversaria quindi il Venezia era già bello schierato, con la conseguenza di uno sterile giro-palla offensivo alla ricerca di un corridoio che – spoiler – non si è mai trovato.

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Dialoghi. Ribadiamo: a non avere convinto non è tanto lo schieramento, quanto l’interpretazione dello stesso. Eppure qualche segnale positivo s’era visto: quando Castrovilli e Carretta hanno calpestato le stesse zolle hanno dialogato bene. Perché quindi non avvicinare le due ali alla punta senza emarginarle sulle fasce? I giocatori forti devono giocare vicini, anche Tesser (a sua volta fedelissimo al suo modulo) l’aveva capito e quando aveva schierato Piccolo e Castrovilli alle spalle di una punta aveva ottenuto le migliori prestazioni della stagione.

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Mandorlini a rischio? Poco è dato sapere, dalla società non arrivano notizie, si sa solo che oggi Mandorlini ha svolto regolarmente gli allenamenti. Le recenti sconfitte non aiutano il mister che nonostante la salvezza dello scorso anno non ha mai fatto breccia nel cuore dei tifosi. Gli va dato atto che al momento il reparto offensivo è ridotto all’osso e di tre punte centrali ne è disponibile mezza. A onor del vero, bisogna poi sottolineare quanto gli episodi non stiano girando nel verso migliore: il Venezia è passato al secondo tiro in porta e fino a metà ripresa Radunovic (non irreprensibile sul gol) non era mai stato chiamato in causa. Non ci si può però appellare alla sfortuna quando si fa poco o nulla per tirare la sorte dalla propria parte: non basta un palo di Castrovilli in novanta minuti, serve fare di più. Anche a costo di rivedere il proprio credo tattico, in modo da adattarlo ai giocatori in rosa.

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Nicola Guarneri

Direttore Responsabile

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