La sconfitta contro il Napoli non deve cancellare il bel lavoro fatto da Alvini nelle ultime settimane: questa Cremonese si può salvare
Troppo facile giudicare dal risultato finale. Troppo facile puntare il dito, una cosa che alla tribuna dello Zini riesce particolarmente bene (e per fortuna che Radu ha toppato quella mezza uscita, perché ai detrattori di Dessers era andato l’aperitivo di traverso e serviva subito un altro capro espiatorio). La Cremonese ha fatto una gran partita e la sconfitta punisce i grigiorossi ben oltre i propri demeriti.
IL RISCHIO C’ERA – Quando la Cremonese ha scelto Alvini per cercare di raggiungere la salvezza sapeva a quale rischio andava incontro. Ovvero che il rapporto complimenti/punti fosse inversamente proporzionale. Un rischio diventato quasi certezza alla stesura dei calendari, che ha messo i grigiorossi davanti a un vero e proprio tour de force. Nelle prime nove giornate la Cremonese ha giocato contro cinque tra le prime sette in classifica.
IL PERCORSO CAMME – Eppure va dato atto ad Alvini, esordiente in Serie A, di essersi adattato rapidamente alla categoria. Dopo le prime partite il mister ha mandato in soffitta le utopie, pensando a un nuovo modo di giocare che coniugasse le sue idee con la necessità di colmare il gap fisico e tecnico con le altre squadre. Non essersi resi conto dei passi avanti delle ultime due uscite – Lecce e Napoli – vuol dire negare l’evidenza. Cambiare allenatore ora sarebbe quantomeno controproducente. Serve avere fiducia nelle proprie convinzioni, in quello pensato in estate. Ci si deve sforzare di pensare che la meritocrazia e il lavoro porteranno i risultati.
A VISTO APERTO – Contro il Napoli Alvini ha confermato la difesa a quattro vista a Lecce. Per contenere gli straripanti azzurri il mister ha poi scelto una linea di quattro anche a centrocampo, sbilanciata sulla destra, dove Zanimacchia ha più licenza di offendere. Dall’altra parte infatti c’è Valeri, il cui compito è quello di contenere le sgroppate di Di Lorenzo. Davanti insieme al rientrante Dessers c’è Afena-Gyan, alla prima da titolare in maglia Cremonese.
RIGORINO – Il Napoli parte forte e i primi minuti fanno pensare a una Lazio-bis. Gli uomini dell’amico Spalletti giocano veloci, hanno molta tecnica e possono permettersi di lanciarsi addosso delle cannonate perché tanto hanno il bostik sulle scarpe e la palla resta sempre lì. La Cremonese però è messa bene in campo e gli spazi per gli attaccanti sono pochini. I continui movimenti dei napoletani fanno girare la testa a chi è sugli spalti, non a quelli con la maglia grigia e rossa. Quagliata e Valeri giocano bene insieme, alternandosi in marcatura e fermando la coppia Politano-Di Lorenzo. Dall’altra parte Sernicola annulla Kvaratskhelia. Il gran possesso palla porta a poco, tanto che Radu non deve neanche sporcarsi i guantoni. Merito anche del centrocampo, dove Ascacibar e Meité se la giocano ad armi pari con Anguissa e Ndombele. L’episodio che può sbloccare la gara arriva a metà tempo, ovviamente dalla parte sbagliata. Il contatto Bianchetti-Kvaratskhelia è leggerino, Abisso fischia il rigorino. Da tifosi possiamo recriminare, da addetti ai lavori dobbiamo porci degli interrogativi. Per la seconda domenica consecutiva la Cremo si fa gol da sola, perché questi interventi in area non vanno fatti.
ESPERIENZA – La Cremonese non molla e nella ripresa, dopo il pareggio di Dessers (finalmente!), ci sono quindici-venti minuti in cui i grigiorossi fanno la partita. Il Napoli perde le distanze in campo e la Cremo si rende pericolosa a più riprese. I grigiorossi però peccano di inesperienza e non capitalizzano le numerose occasioni, molte delle quali partite dagli ispirati piedi di Okereke, entrato al posto di Zanimacchia. Il Napoli, da squadra matura e sornione, stringe i denti e passa alla seconda palla buona della partita, sfruttando l’incertezza di Radu in uscita. Finisce così, perché quello che accade nel recupero non cambia né il risultato finale né il giudizio sulla gara.
FIDUCIA AD ALVINI – Colpevolizzare squadra e mister dopo questo tipo di prestazione è quantomeno ingeneroso. Nelle ultime due settimane la Cremo ha cambiato registro. Merito del nuovo modulo, merito soprattutto del nuovo modo di interpretare le gare, senza lasciare tre uomini oltre la linea del pallone e ricorrendo ai raddoppi sugli uomini più pericolosi. Soprattutto, Alvini ha dimostrato di saper preparare le partite in maniera ineccepibile. Prima ha umiliano Baroni, poi ha imbrigliato Spalletti (lo stesso mister che ha dato quattro sberle al Liverpool di Klopp). Per quanto visto in campo e per dare senso alla scelta fatta in estate deve avere la possibilità dimostrare la bontà delle sue idee contro squadre dello stesso livello della Cremo. Con la consapevolezza che gli esami di riparazione iniziano già domenica prossima.