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Cremonese, due mesi di Ballardini: il bilancio
Cremonese, due mesi di Ballardini: il bilancio

Poco più due mesi fa Ballardini sostituiva Alvini sulla panchina della Cremonese

La sosta per le Nazionali è da sempre sinonimo di bilanci e riflessioni. Inutile girare il coltello nella piaga nell’analizzare la disastrata stagione della Cremonese, sempre e irrimediabilmente ultima. Nell’ottica del prossimo futuro va tuttavia esaminato con la lente d’ingrandimento il lavoro fatto da Ballardini, tecnico grigiorosso da ormai più di due mesi.

I RISULTATI – Confrontando i freddi numeri va sottolineato come il cambio di allenatore abbia portato un aumento del rendimento: Alvini ha raccolto 7 punti in 18 giornate (7 pareggi e 11 sconfitte), con una media di 0.39 punti a gara. Con Ballardini in panchina invece la Cremonese ha fatto 6 punti in 9 giornate (1 vittoria, 3 pareggi, 5 sconfitte) per una media di 0.67 punti a gara. Il rendimento, pur essendo quasi raddoppiato, non può essere tuttavia considerato sufficiente, considerata la pessima base di partenza. La distanza dalla zona salvezza è infatti aumentata: Alvini ha lasciato la squadra a -9 dal Sassuolo quartultimo, mentre ora lo Spezia è a 11 punti di distanza. Un plus che non può lasciare indifferenti è lo storico traguardo della semifinale di Coppa Italia. Le vittorie contro Roma e Napoli sono vere e proprie imprese che la città ricorderà a lungo.

IL GIOCO – L’impatto di Ballardini sulla Cremonese è stato senza ombra di dubbio positivo. La squadra ha assimilato subito il modo di giocare del nuovo mister ed è riuscita a centrare la prima vittoria in campionato grazie anche a principi di gioco più in linea con il tasso tecnico della rosa. Niente più uno contro uno a tutto campo o squadra sbilanciata, ma grande attenzione alla fase difensiva e raddoppi costanti sugli avversari, cercando di ripartire con efficacia per fare male in contropiede. Il buon impatto non ha avuto tuttavia un adeguato sviluppo e la squadra ha presto incontrato serie difficoltà, dovute anche ai continui cambi di modulo. Ballardini era partito con un 3-5-2 puro, passando a quattro in certi momenti del match. Subito dopo aver dichiarato l’imprescindibilità dell’uomo davanti alla difesa è passato al 3-4-3 prima e al 3-4-2-1 poi, terminando con il 5-2-2-1 visto nell’ultima gara contro il Monza. I tanti schemi di gioco utilizzati, anche a gara in corso, non hanno aiutato a dare certezze a una squadra che ne ha disperato bisogno sotto ogni punto di vista: tecnico, tattico e mentale.

SFRUTTAMENTO DELLA ROSA – Ballardini ha avuto il merito di rispolverare giocatori finiti nel dimenticatoio. Su tutti Vasquez e Tsadjout. Il messicano era poco adatto al gioco di Alvini, mentre nella nuova difesa a tre rende al massimo visto che può sfruttare tutte le sue doti da marcatore puro. L’attaccante invece ha dimostrato nella nuova gestione di unire il gioco per la squadra a buone doti finalizzative. Le buone notizie purtroppo finiscono qui. Nonostante una rosa non di certo numerosa, Ballardini non è ancora riuscito a incastrare i pezzi. Al di là della gestione di Castagnetti, ignorato nel minutaggio e impiegato fuori ruolo, lascia a desiderare l’avvicendamento dei giocatori, schierati e/o esclusi a seconda delle prestazioni. Dopo aver sprecato elogi per Meité il mister lo ha accantonato per tre partite (addirittura 0’ contro il Sassuolo). Afena ha raccolto 245’ tra Napoli, Torino, Roma e Sassuolo, poi non è nemmeno entrato contro Fiorentina e Monza. Come con i moduli, Ballardini non ha dato continuità ai giocatori, andando per tentativi e cercando di sfruttare i momenti emotivi (vedi Dessers, schierato titolare dopo la doppietta al Sassuolo e tornato in panchina dopo la prova opaca contro la Fiorentina). Anche in questo caso la poca continuità non ha contribuito dare solidità alla squadra, che non a caso si disunisce spesso nei finali di partita.

ALIBI – Sono tanti gli alibi del tecnico romagnolo, che si è seduto sulla panchina grigiorossa in un periodo di fuoco, a due giorni dalla partita in Coppa Italia contro il Napoli. Il fitto calendario non gli ha dato modo di lavorare a dovere su una rosa che lo stesso allenatore puntava a rafforzare con il mercato di gennaio. Come già ampiamente dibattuto in altri articoli, la Cremonese invece si è indebolita tecnicamente e numericamente. L’errore di scegliere di avere una rosa corta si è rivelato ancor più grave a causa dall’imprevista cavalcata in Coppa Italia, che ha costretto Ballardini a spremere diversi uomini e ad affrontare alcuni match importanti in campionato senza la giusta intensità (soprattutto la gara casalinga contro il Lecce). Per concludere: il lavoro di Ballardini in questi due mesi di Cremonese non può essere considerato pienamente sufficiente, nonostante gli innegabili passi avanti rispetto alla gestione Alvini. Il voto è comunque ampiamente superiore a quello dell’operato della dirigenza.

Nicola Guarneri

Direttore Responsabile

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