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Cremonese, un passo avanti e un salto indietro
Cremonese, un passo avanti e un salto indietro

In quel di Monza la Cremonese omaggia Dick Fosbury: ogni piccolo passo avanti fa un grande salto indietro

Ogni volta che la Cremonese fa un passo in avanti, puntuale salta indietro, vittima dei suoi insormontabili limiti (e di qualche scelta un po’ così di mister Ballardini). Come a Reggio Emilia, così a Monza. Un modo bizzarro e di certo originale per omaggiare Dick Fosbury, morto qualche giorno fa all’età di 76 anni. Alle Olimpiadi del ’68 Fosbury stravolse uno sport forse come mai nessun altro, approcciando il salto in alto non con la modalità classica (dritto per dritto) ma partendo con una corsa a semicerchio e saltando di schiena.

SORPRESE – Per la trasferta di Monza mister Ballardini stravolge la Cremonese, nello schema più che negli uomini. Niente più 3-5-2 ma una sorta di 5-2-2-1: nella difesa a cinque ci sono Sernicola, Aiwu (e non Ferrari), Bianchetti, Vasquez e Valeri. In mezzo c’è la coppia Meité-Galdames, con Benassi che finisce in panchina (l’ex viola aveva sempre giocato titolare dopo il suo esordio a gara in corso contro il Bologna). Pickel e Okereke sono i due trequartisti, davanti conferma per Tsadjout e nuova esclusione per Dessers.

SOLO MONZA – La mossa di schierare Pickel e Okereke sulla trequarti ha l’obiettivo di bloccare le uscite palla al piede di Caldirola e Izzo, i braccetti di Palladino. Ma se Pickel ci riesce grazie alle sue attitudini difensive, la stessa cosa non si può dire per l’attaccante nigeriano. Nei primi 20’ il Monza sfonda sulla destra e l’uomo più pericoloso è proprio Izzo, che prima si fa trovare a tu per tu contro Carnesecchi e poi crossa indisturbato per la testa di Carlos Augusto che chiama Carnesecchi al secondo miracolo in pochi minuti. Già a metà primo tempo Ballardini corre ai ripari e torna al 3-5-2, con Pickel mezzala destra, Meité play e Galdames mezzala sinistra. La musica non cambia più di tanto e se la Cremo termina la prima frazione sullo 0-0 è solo per merito di un fenomenale Carnesecchi. I continui cambiamenti di modulo e la poca continuità di giocatori e ruoli non aiuta una squadra priva di certezze, tecniche e mentali.

PASSO AVANTI CON I VECCHI – Tocca ancora alla vecchia guardia suonare la carica. Nella ripresa la Cremonese riparte bene grazie agli innesti di Castagnetti e Ciofani. Proprio loro due confezionano l’azione dello 0-1, firmata dal capitano (il più decisivo in Europa dalla panchina). Ancor più che Ciofani è “Casta” che cambia la partita: nonostante giochi ancora da mezzala (!) entra con il piglio giusto e dimostra che per recuperare palloni non serve correre come un Labrador a un incontro di tennis ma basta usare la testa e farsi trovare al posto giusto al momento giusto. Bene quindi i sostituti, non le sostituzioni: Ballardini infatti sceglie di togliere Sernicola (allargando Pickel, al terzo ruolo della partita dopo trequartista e mezzala) e Tsadjout, che non avevano demeritato, mentre lascia in campo giocatori che avevano fatto peggio come Okereke, Galdames e lo stesso Pickel.

SALTO INDIETRO – L’azione del pareggio, puntuale come uno stop sbagliato di Dessers (ingresso negativo anche per lui) sembra un replay dei tanti gol subiti in stagione, con il cross che trova l’uomo libero sul lato debole, in questo caso Carlos Augusto. A bucare è proprio Pickel, che dimostra di non avere attitudini e passo per giocare sulla fascia (ma questo si sapeva). Alla fine il centrocampista svizzero risulterà il peggiore in campo nella Cremo, con la grossa attenuante di essere stato sballottato in ruoli diversi con compiti diversissimi per novanta minuti. Il pareggio finale restituisce un minimo di fiducia dopo le due sconfitte contro Sassuolo e Fiorentina, ma non cambia di una virgola la situazione in classifica.

COME IN QUELLA MILANO-SANREMO – Non solo Fosbury, la Cremo sembra voler omaggiare anche la Milano-Sanremo, giunta alla 114° edizione e vinta proprio ieri da uno straordinario Van Der Poel su uno straordinario Filippo Ganna. Tra le edizioni più significative va ricordata quella del 1946, stravinta da Coppi. Il distacco sul secondo fu talmente ampio (circa 12 minuti) che il commentatore Nicolò Carosio celebrò l’impresa così: «Primo Fausto Coppi. In attesa degli altri trasmettiamo musica da ballo». Che forse è un po’ quello che ci conviene fare da qui a giugno, Coppa Italia esclusa. In attesa delle altre retrocesse, consoliamoci con un po’ di musica. Magari quella che arriva di tifosi, loro sì mai perdenti.

Nicola Guarneri

Direttore Responsabile

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