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Cremo, grigia come la nebbia
Cremo, grigia come la nebbia

C’è poco rosso e molto grigio nella sconfitta della Cremo contro il Vicenza: ora anche Bisoli è in discussione

Uno degli aspetti che rende il calcio lo sport più bello e complicato al mondo è l’assenza di certezze assolute. Non esiste uno schema vincente, la razionalità è relativa e ciò in cui credi oggi domani potrebbe essere spazzatura. Prendiamo la Cremo: dopo il rush finale che l’ha portata alla salvezza è stato fatto un mercato ridimensionato, in accordo con l’allenatore. Questo perché la certezza della Cremo era proprio il mister: Bisoli aveva ridato fiducia all’ambiente e alla piazza, creando un’empatia che non si respirava dai tempi di Tesser. Eppure sono bastate sei partite del nuovo campionato per far crollare sicurezze che sembravano assodate.

SAME OLD STORY – Il merito principale di Bisoli era stato quello di aver dato un’anima a una squadra che con Rastelli (e soprattutto con Baroni) non riusciva a superare le proprie paure. Quella era la Cremo che non costruiva azioni, non segnava e non aveva la forza mentale per ribaltare le partite. Bisoli sembrava aver risolto il problema: i grigiorossi erano tornati a segnare con regolarità, a creare azioni pericolose e così si erano salvati. Con il nuovo anno però sono tornati i vecchi fantasmi: la Cremo non segna, non crea gioco, non riesce ad arrivare davanti al portiere. Il tempo degli alibi è finito, anche perché la preparazione – seppur pesante – si è conclusa più di 50 giorni fa.

COVID-FREE – A questo va aggiunto, come già sottolineato in settimana, che in un periodo complicato in cui molte squadre devono affrontare le assenze dei positivi Bisoli ha sempre avuto tutti a disposizione. Merito anche della società (che evidentemente ha svolto un grande lavoro e messo il centro in sicurezza) e dei giocatori (attenti nella vita extracalcistica). Sul piano sportivo però questo dato evidenzia ancora di più i problemi di una squadra che in sei partite ha segnato un solo gol su azione (peraltro su un tiro da fuori area, nato da una rimessa laterale).

INVOLUZIONE TATTICA – Al netto del gol subito su situazione di palla ferma a 5’ dalla fine, la partita contro il Vicenza ha rappresentato l’apice (o il pedice?) in casa Cremo. Finché la nebbia l’ha permesso si è vista una squadra incapace di organizzare un’azione in velocità, senza giocatori in grado di saltare l’uomo. Arrivati sulla trequarti i grigiorossi si guardano intorno cercando una soluzione che non c’è. Emblematica è stata la partita dei terzini: Crescenzi e Bianchetti sono stati costretti a crossare dai trenta metri per la mancanza di alternative. Se Bisoli vuole insistere con il 4-3-1-2 deve riuscire ad oliare quei giochi di triangoli in cui era maestro Tesser: terzino-mezzala-trequartista, scarico-movimento-sovrapposizione.

SCELTE DISCUTIBILI – E veniamo al mister. Se da una parte è stato riconosciuto il lavoro fatto da Bisoli, certe scelte non hanno convinto, soprattutto a livello di uomini. Innanzitutto sul mercato: la società e l’allenatore hanno scelto di puntare tutto su Gaetano dopo che lo stesso Bisoli lo ha schierato in pochissime circostanze l’anno scorso, e pure fuori ruolo. È bastata la doppietta contro il Pordenone, in una partita senza fini di classifica, per decidere di fare all-in su un giocatore che ha comunque 20 anni e va lasciato crescere senza troppe pressioni? E come mai è stato scelto di puntare tutto sul 4-3-1-2 senza pensare a un possibile piano B? Le cessioni degli esterni (Palombi, Parigini, Mogos) non sono state rimpiazzate con giocatori duttili e ora la Cremo si trova impossibilitata a cercare altre soluzioni.

WHAT ABOUT CASTA? – Anche contro il Vicenza uno dei migliori giocatori dello scorso girone di ritorno è rimasto per 90’ in panchina. Dopo l’errore contro il Cittadella – grave, ma pur sempre episodico – Castagnetti non ha più avuto la fiducia di Bisoli che ha sempre schierato Gustafson da playmaker. Lo svedese ha pure offerto qualche prestazione incoraggiante ma non ha le geometrie e le aperture del collega ex Empoli. In una squadra in cui mancano le idee e i piedi buoni le geometrie di Castagnetti sono indispensabili. Discorso simile per Buonaiuto. Il trequartista che ha già segnato (su punizione) e che quando è entrato ha sempre fatto bene non è mai partito titolare nelle prime sei gare di campionato. Senza la vivacità che portano gli esterni, e senza le geometrie di Castagnetti, la tecnica dell’ex Perugia diventa fondamentale.

RIFLESSIONI – Le prossime due settimane serviranno alla dirigenza per valutare la situazione e decidere come svoltare. Difficile intuire quali saranno le scelte e se Bisoli verrà confermato. Quel che è certo è che serve una svolta decisa. In un campionato lungo e complicato come la Serie B la classifica non è ancora un problema. Ciò che preoccupa è l’involuzione tattica di una squadra che invece di andare avanti sta facendo pericolosi passi indietro.

Nicola Guarneri

Direttore Responsabile

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