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C’era una volta… Antonio Cabrini, dalla Cremo al tetto del mondo
C’era una volta… Antonio Cabrini, dalla Cremo al tetto del mondo

Il dodicesimo episodio di “C’era una volta…” è dedicato ad Antonio Cabrini, terzino di Cremona che vincerà il Mondiale e tutto con la Juventus.

La carriera di Antonio Cabrini la conoscono tutti. Il “bell’Antonio” è stato Campione del Mondo nel 1982 con la nazionale di Bearzot e ha vinto tutto con la Juventus: 6 scudetti, 2 Coppe Italia, una Coppa dei Campioni, una Coppa UEFA, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa UEFA e una Coppa Intercontinentale. Per raggiungere l’apice, però, bisogna partire dal basso e gettare le basi dei propri successi. E le basi di Cabrini sono colorate di grigiorosso.

GLI ESORDI IN SERIE C – Cabrini nasce a Cremona l’8 ottobre 1957. Tira i primi calci al pallone in quel di Casalbuttano, prima di essere ammesso al settore giovanile della Cremonese. La sua è una carriera da predestinato: Cabrini nasce ala, ma viene presto arretrato terzino. Una scelta azzeccata che lo renderà un giocatore di altissimo livello. Le sue doti balzano subito all’occhio sin dai suoi esordi. E’ il 17 marzo 1974 e Cabrini, appena sedicenne, viene gettato nella mischia al posto di Cassago in uno Spezia-Cremonese che terminerà con uno scialbo 0-0. La Cremonese è in Serie C e arriva ottava, mentre Cabrini colleziona soltanto tre presenze.

LA CONSACRAZIONE – Nella stagione successiva (1974/75), sempre con Titta Rota in panchina, Cabrini conquista la maglia da titolare e si impadronisce della corsia mancina. E’ la Cremo di Bodini, Cesini, Mondonico e Finardi, una Cremonese che arranca in posizioni di medio-alta classifica. Cabrini si distingue fin da subito per il suo gran sinistro, preciso e potente, caratteristica principale di un giocatore che diventerà sempre più completo andando avanti con gli anni. Alla fine della stagione colleziona 26 presenze condite da due reti (entrambe contro l’Udinese alla penultima giornata di campionato), il biglietto da visita di un giocatore giovanissimo ma già in grado di fare la differenza.

FORTE, “BELLO E IMPOSSIBILE” – Dopo un sesto posto a parimerito con il Venezia, le attenzioni su Cabrini sono già troppe, e il ragazzo lascia il grigiorosso. A Cremona ci resta soltanto per due stagioni, dopo essersi formato nel settore giovanile. Il farsi le ossa con la nostra maglia gli ha fatto da trampolino di lancio per un futuro radioso. I tifosi grigiorossi se lo ricorderanno per le sue sgroppate, per la sua diligenza tattica e, soprattutto le tifose, per quel suo fascino che lo rese celebre. Il “Bell’Antonio” è il soprannome che gli venne affibbiato dalle ragazze, incantante dalla sua bellezza irresistibile. Cabrini è l’esempio di come far breccia nel cuore dei tifosi, uomini o donne che siano. 

LONTANO DA CREMONA – Antonio si sposta un po’ più verso Nord, trasferendosi all’Atalanta. E da quel momento la carriera del giocatore si impenna verso la vetta. Cabrini gioca ad alti livelli e veste la maglia della Juve per tredici stagioni disputando 297 partite e segnando 33 reti, diventando uno dei cremonesi più titolati in tutta la storia del calcio. Non va inoltre dimenticato il già citato mondiale vinto con la corazzata di Bearzot di cui lui era un punto fermo (Cabrini in quella finale sbagliò anche un rigore all’inizio della partita).

ADDIO AL CALCIO ALLO “ZINI” – Prima di appendere le scarpe al chiodo, Cabrini decide di chiudere la carriera dove tutto è iniziato, ossia allo stadio Zini. Il 28 maggio 1991 a Cremona si disputa Italia contro All Stars, partita terminata 7-5 che ha visto affrontarsi campioni di primissimo livello, tra cui Bergomi, Baresi, Tardelli, Gentile, Platini, Boniek, Zico, Van Basten e Platini. Il giusto tributo per un calciatore iconico della storia del calcio, e in parte anche della Cremonese.

Nicolò Bonazzi

Collaboratore esterno

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