Il Cavalier Arvedi alla Gazzetta dello Sport: «Mi porterò nel cuore i festeggiamenti dopo Como. A vincere è la creatività»
«Nella mia vita ci sono stati molti momenti memorabili, ma nessuno è stato emozionante e coinvolgente come questa promozione». Inizia così, con queste dichiarazioni, la lunga intervista del Cavalier Arvedi ai microfoni de La Gazzetta dello Sport di questa mattina. Il patron della Cremonese ha commentato la promozione in Serie A e le aspettative per la stagione che verrà. «Una gran bella soddisfazione. Speriamo che sia anche un’opportunità positiva per la città di Cremona».
GAP – L’approdo in Serie A metterà a confronto la Cremonese con tante proprietà imponenti, dai fondi americani agli sceicchi, anche fuori dal campo: «È vero, non abbiamo i pozzi di petrolio. Alla mia tenera età non posso non essere riflessivo. È bene considerare con la dovuta saggezza i doni della Provvidenza e il rispetto che si deve avere degli altri» spiega Arvedi. Dopo la Cremonese “Pane e Salame” degli anni ’90, questa sarà d’acciaio? «L’uomo supera sempre se stesso, e anche nel mondo dell’acciaio è la creatività che vince. Quello che conta è lo spirito. Nel campionato appena concluso il nostro “pozzo di petrolio” è stato lo spirito di squadra».
CON I GIOCATORI – La Cremo è diventata famosa al grande pubblico per i tanti giovani protagonisti: «Il mio pensiero e la mia operatività sportiva e industriale sono sempre stati indirizzati verso la crescita dei giovani. Così è stato nel calcio, nell’atletica e nel ciclismo». Sul rapporto con i suoi giocatori, Arvedi spiega: «È stato professionale e non presenzialista. L’esempio, la correttezza, la costanza e l’umiltà aiutano a farsi capire ed apprezzare vicendevolmente».
EMOZIONI – Il Cavaliere non viene allo Zini, ma trova sempre il modo di guardare le partite della sua Cremo: «A casa vedo e rivedo le partite con tranquillità. Anche quando guardo le repliche, pur conoscendo il risultato finale, le rivivo con una certa apprensione: i colori grigiorossi sono un’emozione». Sui festeggiamenti post Como: «La gioia è stata grande anche nel vedere giovani, meno giovani e anziani con entusiasmo attendere il rientro della squadra alle tre di notte per festeggiare insieme ai giocatori. Quelle immagini rimarranno nel mio cuore».
STRUTTURA – Sui lavori necessari per l’ammodernamento dello Zini (qui le prime indiscrezioni), Arvedi racconta: «Abbiamo strutture importanti per fare bene, miglioreremo secondo le prescrizioni della Lega il nostro sistema di accoglienza. Questa è una società centenaria e gli ambienti storici ci piacerebbe fossero conservati». In 15 anni ci sono stati tanti ribaltamenti di fronte tra campo e dirigenza, ma con Braida, Giacchetta e Pecchia sembra arrivata la quadra: «È stato uno dei miei limiti di conoscenza e mentalità. Poi finalmente ho avuto la fortuna di condividere programmi e obiettivi con persone con cui ci siamo capiti fino in fondo. Tutti molto bravi, loro come i giocatori»