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Cremonese, il dado è tratto
Cremonese, il dado è tratto

La sconfitta di Torino ferma la rincorsa della Cremonese, che resta a sei punti dalla salvezza a tre partite dalla fine

Nella giornata in cui il Giro d’Italia passa il Rubicone la Cremonese omaggia Giulio Cesare e una sua grande massima, alea iacta est. La sconfitta di Torino mette definitivamente la parola fine ai sogni di impresa dei grigiorossi, che avevano provato a riaprire il discorso salvezza con un bel ruolino di marcia.

CAMBI – In diverse interviste Ballardini ha ripetuto con vanto di aver utilizzato tanto e bene tutti i (pochi) giocatori in rosa. A Torino il mister e il suo staff dimostrano che gli avvicendamenti fatti nelle partite precedenti non erano dettati solo dagli impegni ravvicinati, ma da una precisa scelta. Contro la Juve Ballardini cambia ben quattro uomini di movimento su dieci rispetto alla vittoria contro lo Spezia. In difesa torna Chiriches, che fa coppia con Lochoshvili, le fasce sono bloccate con Ferrari e Vasquez. In mezzo al campo sta fuori Castagnetti, ci sono Meité e Benassi. Sulla trequarti Afena-Gyan, Galdames e Quagliata, davanti Okereke.

DIFESA A SEI – I propositi iniziali sono chiari, la Cremonese affronta la Juve come fatto contro il Milan a San Siro. Tutti dietro e palla lunga quindi, che magari Okereke tira fuori un altro coniglio dal cappello. La difesa a quattro diventa praticamente a sei, perché Afena-Gyan torna ad aiutare Ferrari in marcatura su Chiesa mentre Quagliata gioca a uomo su Cuadrado ed è sempre sulla linea dei difensori. Meité in mezzo prova a dare qualche spallata, ma l’apporto dinamico di Benassi è minimo e la Juve è padrona del gioco. La mancanza di una punta vera non permette di alleggerire la pressione, perché Okereke è puntualmente anticipato.

DIFESA A CINQUE – Ballardini prova a correre ai ripari e già a metà primo tempo ridisegna la squadra con un 5-3-2 in cui Ferrari fa l’esterno destro e Galdames si abbassa a fare la mezzala. Il risultato non cambia, la Juve comanda il possesso pur senza avere grosse occasioni. La solidità difensiva dei padroni di casa non viene scalfita da Afena-Gyan, che quando ha la palla buona in contropiede fa ancora una volta la scelta sbagliata, cercando un’improbabile conclusione dalla distanza.

LEGGE DELL’EX – Nella ripresa gli ingressi di Valeri, Ciofani e Buonaiuto non cambiano il leit motiv della gara. Anzi, la difesa a cinque apre campo a destra, dove Ferrari non è più fisso a uomo su Chiesa. Proprio da una giocata dell’esterno della nazionale arriva il gol del vantaggio bianconero. L’opposizione di Vasquez è debole, il gol di Fagioli fa scendere più di una lacrimuccia perché non solo condanna i grigiorossi, ma ci ricorda che una volta quel ragazzino pieno di talento le faceva sbloccare a noi, le partite.

SAN CHIRICHES – Lo svantaggio costringe inevitabilmente la Cremonese a scoprirsi e ad oltrepassare il Rubicone, mettendo per la prima volta piede in quell’inesplorato territorio che si cela dopo la linea di metà campo. Gli attacchi grigiorossi fanno il solletico alla Juventus, squadra che avrà pure un pessimo gioco ma che per quanto riguarda la fase difensiva resta di primissimo livello. Dopo il classico gol da corto muso su calcio d’angolo, la Cremo rischia di capitolare a più riprese. Solo un gigantesco Chiriches evita che i grigiorossi debbano ricorrere al pallottoliere.

SOLO UN MIRACOLO – La sconfitta di Torino scrive con ogni probabilità la parola fine all’avventura della Cremonese in Serie A. A tre giornate dalla fine i grigiorossi dovrebbero recuperare sei punti a due squadre. Un’impresa, per usare un eufemismo, complicata. Ciò non vuol dire che le tre gare da qui a fine campionato non debbano essere onorate. La squadra ha l’obbligo morale di rimandare il più possibile la retrocessione aritmetica e regalare quante più gioie possibili ai suoi tifosi, splendidi anche nella trasferta all’Allianz Stadium.

Nicola Guarneri

Direttore Responsabile

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