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Cremonese, Pecchia lascia dopo 60 partite e una straordinaria media punti
Cremonese, Pecchia lascia dopo 60 partite e una straordinaria media punti

Non finiremo mai di ringraziare Fabio Pecchia per quest’anno e mezzo incredibile. Non solo la gioia della A, anche tanto divertimento

Un fulmine a ciel sereno. A distanza di due settimane circa dalla vittoria di Como che ha regalato la Serie A alla Cremonese dopo 26 anni, Fabio Pecchia annuncia con una lettera che non sarà più il tecnico della formazione grigiorossa. In attesa di capire se la decisione sia giunta per divergenze di vedute con la proprietà (molto difficile) o per offerte irrinunciabili da parte di altre società di A o di B (assai probabile), dobbiamo ringraziare mister Fabio Pecchia per il lavoro straordinario svolto nel giro di un anno e mezzo, riportando Cremona sul gradino più alto del calcio nazionale.

NUMERI – Da Pescara a Como, un percorso magnifico impreziosito da numerose vittorie e una rincorsa stratosferica. Parliamo di un totale di 60 partite, di cui 59 di campionato e una di Coppa Italia (persa col Torino solo ai calci di rigore). Contando solo le gare di Serie B, abbiamo un complessivo di 103 punti, frutto di 29 vittorie, 15 pareggi e 15 sconfitte. La media, di 1,73 punti per partita, è nettamente superiore rispetto ai predecessori in B: Massimo Rastelli 1,38, la stessa per Pierpaolo Bisoli. Per Attilio Tesser siamo a 1,16, Andrea Mandorlini 1,13 e Marco Baroni 1,00.

QUALITÀ – Calcio moderno, propositivo, volto a offendere sempre e comunque. Anche con la squadra avanti di due o tre gol rispetto all’avversario. Abbiamo più volte sottolineato come Pecchia abbia cambiato completamente registro alla Cremonese, nel giro di una settimana, dall’ultima di Bisoli a quel 2-0 inflitto al Pescara, nel gennaio 2021. Un lavoro di mesi molto importante e imponente, con la Cremonese che, con qualche aggiustamento in estate, è diventata la squadra più “bella” della Serie B, a detta di tifosi e di qualunque addetto ai lavori. «La qualità al centro del nostro progetto», un diktat ribadito dal 3-0 al Lecce dello scorso agosto al post partita di Como.

GRUPPO – Non solo la qualità del gioco espresso, anche l’eccellente gestione degli uomini a disposizione. Un gruppo molto folto a partire dalla scorsa estate, che Pecchia ha saputo dirigere magistralmente, tenendo sempre tutti in considerazione, in base alla forma fisica, a come li vedeva in settimana, e non tanto per l’avversario che ci sarebbe stato nel weekend. Rotazioni continue, talvolta prendendosi il coraggio di ricevere critiche a fine gara indipendentemente dal risultato finale. Qualche errore è stato fatto, ma chi non ne fa? Pecchia ha avuto ragione anche nel momento più difficile, quando tra febbraio e marzo, con 3-4 infrasettimanali consecutivi, ha scelto di puntare ogni volta su uomini differenti, sapendo che poi ci sarebbe stata un’altra fondamentale fetta di campionato.

HALL OF FAME – Pecchia, con la conquista della Serie A, è entrato di diritto nella storia dell’U.S. Cremonese e non lo dimenticheremo mai. Complimenti al Cavalier Arvedi, il consulente Braida e il direttore sportivo Giacchetta e tutta la società. Ma Fabio Pecchia, per chi scrive, è il vero artefice di questa cavalcata di dimensioni inimmaginabili. La promozione è la ciliegina sulla torta di un 18 mesi di puro godimento e divertimento, sensazioni ed emozioni che non si assaporavano da anni a Cremona, allo Zini. Il perfetto esempio che per vincere occorre giocare bene. Poco dopo il 6 maggio, avevamo confrontato il lavoro di Pecchia con quello di Simoni, pensando che l’allenatore di Formia proseguisse l’avventura anche in A, tentando l’ennesima impresa: emulare gli “anni d’oro” (’93-’96). Vedremo su chi punterà la società dopo questo addio inaspettato.

Per ora le strade tra Pecchia e la Cremo si dividono, e noi saremo sempre grati all’allenatore che, dopo 26 anni, ha riportato la Cremonese in Serie A.

Andrea Ferrari

Caporedattore, Content Manager e Social Media Manager

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