Pessimo esordio della Cremonese che perde contro il Cosenza dell’ex Alvini. Solo un grande Fulignati evita un passivo peggiore
Potremmo dire che la Cremonese riparte da dove aveva finito: da un 1-0 in trasferta che lascia l’amaro in bocca e tanti dubbi. Certo, la sconfitta di Venezia aveva un valore diverso. Quella di Cosenza tuttavia preoccupa di più, perché non ci sono davanti mesi di lavoro per rimediare. Anzi, sembra che il ritiro estivo non abbia fatto altro che accentuare i difetti della squadra.
CAMBI – La rosa lunga voluta da Stroppa permette al mister di dare subito il cambio a chi non aveva convinto contro il Bari. Restano quindi in panchina Zanimacchia, Vandeputte e Johnsen, apparsi poco brillanti in Coppa Italia. Occasione dal primo minuto per Quagliata e Pickel, mentre davanti fa il suo esordio dall’inizio De Luca. Conferme quindi per il pacchetto arretrato, per Castagnetti e Collocolo in mezzo e per Sernicola, spostato sulla destra. In attacco insieme al “cigno” c’è ancora Tsadjout.
RITMO ALTO – Il 3-4-1-2 di Alvini mira a soffocare le fonti di gioco grigiorosse. Il plurale in realtà è fuorviante, perché la Cremonese schierata da Stroppa è una squadra con tanta corsa e pochissime idee. Bloccato Castagnetti, sempre pressato da Kouan, il gioco è fatto. Pickel sul centrosinistra è nullo in entrambe le fasi, mentre la serata no di Collocolo mette una pietra tombale sulle ambizioni dei grigiorossi di creare azioni pericolose nella metà campo avversaria. Dalle fasce non arrivano grossi aiuti, perché gli stessi Sernicola e Quagliata sono più terzini che ali. Tsadjout alla Vazquez non può che fare peggio di Vazquez alla Vazquez e lascia troppo solo De Luca che restituisce impressioni di codiana memoria.
BUCHI – Il problema è che una Cremo con poca qualità pretende di giocare come se ce l’avesse, l’esatto contrario di quello che la Serie B ci ha insegnato in tutti questi anni. Con il passare di minuti il Cosenza si accorge che può anche fare male e inizia a crederci. Dopo un paio di conclusioni dalla distanza arriva il gol di D’Orazio, dimenticato da Sernicola. La reazione nel finale di tempo è forse l’unica cosa da salvare nella prestazione della squadra. In pieno recupero arriva la botta di Collocolo da fuori deviata da Micai. Spoiler: sarà l’unico tiro in porta dei grigiorossi in tutta la partita.
VECCHI PROBLEMI – Come a Venezia la Cremonese subisce gol a metà primo tempo. Come a Venezia Stroppa fa due cambi all’intervallo: allora erano entrati Coda e Collocolo per Vazquez e Buonaiuto, a Cosenza è toccato a Johnsen e Zanimacchia prendere il posto di De Luca e Sernicola. Il risultato è lo stesso. Contro squadre che si chiudono i grigiorossi sono incapaci di saltare l’uomo o di creare occasioni sfruttando i movimenti di squadra e gli inserimenti da dietro. Le occasioni arrivano invece per i padroni di casa. Il Cosenza invece che abbassare il ritmo lo alza e approfitta di una Cremo sbilanciata in avanti. Solo san Fulignati tiene a galla i grigiorossi fino al novantesimo. La sconfitta finale è più che giusta.
AL PUNTO DI PARTENZA – Gli alibi sono tanti: la stagione all’inizio, le gambe pesanti, eccetera. Eppure è difficile non essere preoccupati dopo una prestazione come quella di Cosenza. Stroppa si ostina a chiedere alla seconda punta di indietreggiare, pur non avendo a disposizione due mezzali in grado di supportare la manovra offensiva, né tecnicamente né tatticamente. Emblematica in questo senso un’azione vista a metà primo tempo in cui Tsadjout ha ripiegato al limite dell’area per appoggiare a Fulignati che ha rilanciato lungo per De Luca, il quale ha fatto la sponda per… Tsadjout, che aveva ancora cinquanta metri di campo da recuperare. Sono queste le soluzioni che si sono provate per settimane in ritiro?
SENZA QUALITÀ E FUORI CONTESTO – Si diceva che una Cremonese con poca qualità ha preteso di giocare oltre le proprie capacità tecniche, quando da sempre la Serie B ha insegnato diversamente. Ve lo ricordate come siamo arrivati in Serie A? Con una squadra piena zeppa di qualità (Castagnetti, Fagioli, Gaetano, Buonaiuto prime) che giocava in maniera operaia, rincorrendo l’avversario e cercando la giocata facile. Soprattutto, Pecchia era riuscito a mettere i giocatori nelle condizioni di esprimersi al meglio. In questa Cremonese invece sembra che il singolo sia costantemente sacrificato all’insegna dei principi del gioco di Stroppa (un gioco, tra l’altro, assolutamente poco producente). Se l’anno scorso il mister aveva l’alibi di aver ereditato una squadra non costruita per lui, quest’anno il discorso non vale. Eppure alla prima giornata già emergono le inadeguatezze della rosa: Vandeputte sacrificato a fare la mezzala, Johnsen ancora da collocare, addirittura Barbieri inserito a gara in corso sulla sinistra per la mancanza di un mancino. Nonostante sia solo la prima giornata le preoccupazioni sono tante. La Cremonese ha già provato una volta sulla propria pelle quanto si possa pagare caro una partenza ad handicap.