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Valeri: «Salvezza? Non bisogna mollare»
Valeri: «Salvezza? Non bisogna mollare»

Emanuele Valeri si racconta alla Gazzetta dello Sport: «Sto vivendo un sogno, la mia costanza è stata premiata. A Empoli ce la giocheremo»

Dall’Eccellenza alla Serie A in pochissimi anni, Emanuele Valeri è uno di quei ragazzi che ce l’ha fatta. Partito dal fondo è riuscito a raggiungere il campionato che aveva sempre sognato, facendolo da protagonista con la sua Cremonese. Il classe ’98 ne ha parlato in una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport: «Sto vivendo un sogno, se mi giro indietro e penso dov’ero fino a pochi anni fa quasi non ci credo. Diciamo che la mia costanza è stata premiata. La mia famiglia, nonni compresi, è stata fondamentale per non mollare. Mi hanno convinto ad andare avanti e pensare solo a divertirmi».

LA CREMO – I grigiorossi sono l’unica formazione ancora a secco di vittorie, ma con un successo la classifica si può raddrizzare: «Spesso abbiamo giocato bene ma sono mancati gli episodi favorevoli. Come dice mister Alvini, la vittoria va conquistata e quando arriva ti dà ancora più fiducia per cercarne un’altra. Com’è il mister? Uno molto determinato che vive di calcio, proprio come me». Stasera la Cremo scenderà in campo ad Empoli: «Loro sono una buona squadra, hanno fatto tanti anni di A. Ma noi siamo in crescita e ce la giocheremo, come abbiamo fatto con tutti sin qui. Là dietro siamo in 7-8 squadre coinvolte nella lotta per non retrocedere e non bisogna mollare niente». Gli idoli di Valeri sono Theo Hernandez e Marcelo. Ma per ora il classe ’98 ha un solo grande obiettivo: «Prima pensiamo a salvare la Cremonese che è meglio…».

CON LA LAZIO – Valeri non ha mai nascosto di essere un grande tifoso della Lazio, che nel 2011 lo scartò da giovanissimo: «Avevo 13 anni ed ero nella squadra del mio cuore, quella che tifavano anche i miei genitori: non potevo chidere di più. Evidentemente non ero bravo come gli altri e mi scartarono. Sono cose che succedono, ma non la presi benissimo». Scendere in campo contro la sua squadra del cuore non è stato facile: «Difficile da spiegare, conoscevo molti di loro. Dal punto di vista emotivo non è stato facile rimanere concentrato sul campo, ma quando giochi poi pensi solo a quello. Alla fine ho chiesto la maglia a Milinkovic-Savic, Immobile e Radu».

Lorenzo Coelli

Redattore e Social Media Manager

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