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Giandebiaggi: «A Wembley una delle mie migliori partite»
Giandebiaggi: «A Wembley una delle mie migliori partite»

Il grande ex Marco Giandebiaggi continua a parlare della promozione in Serie A della Cremonese: «Il 6 maggio ho festeggiato da Parma»

Quando si parla di Cremonese anni ’90, tra i nomi ricorrenti che balzano alla memoria, oltre ai vari Tentoni, Dezotti e Florjancic, c’è sicuramente quello di Marco Giandebiaggi, da sempre attento alle vicende grigiorosse. Lo si può notare seguendo la pagina Facebook di Serie A Operazione Nostalgia, leggendo tra i commenti inerenti i consueti post sui fasti grigiorossi. E proprio questa pagina lo ha voluto intervistare: «Sono veramente contento per tutta la città perché lo meritano. Quella sera del 6 maggio ho festeggiato direttamente da Parma, dove abito. Spero che possano tornare a rivivere tempi come quelli, ma ho rivisto una città che si è riavvicinata alla squadra».

GLI INIZI – I primi passi della sua carriera, però, si apre con una mezza delusione: «Da parmigiano, salire in Serie A con la squadra della propria città mi sarebbe piaciuto provarci. Però mi sono subito calato nella parte e ho visto il lato positivo della cosa, ovvero che la Cremo, appena retrocessa dalla A, mi aveva visto come un giocatore per risalire. Che squadra era? Eravamo una squadra molto tecnica, senza interditori, e quindi giocavamo anche bene. Abbiamo festeggiato in ritiro a Bisceglie, ma non avevamo programmato niente, tanto che abbiamo dovuto chiedere a quelli dell’albergo dove andare a bere qualcosa».

SIMONI – Decisivo per la sua carriera non può che essere stato Gigi Simoni: «Simoni trovò una società seria, ma con qualche piccola cosa da mettere a posto, e qualche screzio con Erminio Favalli c’è anche stato. Era un allenatore che non lasciava nulla al caso, ci ha fatto tirare fuori il meglio di ognuno di noi. Ci ha dato convinzione sin da subito. Il primo anno nella massima serie siamo arrivati addirittura davanti all’Inter proprio grazie al nostro gruppo, alla nostra dedizione e al coinvolgimento con l’intera città. Ci esaltavamo spesso contro le grandi, ma anche gli scontri diretti li abbiamo quasi sempre vinti. Il mio gol alla Juve? Quella settimana eravamo decimati da influenze, ma ci siamo promessi di essere più uniti che mai. Baggio ci segna sotto al nostro settore, poi io pareggio grazie a un assist di Verdelli (come a Udine qualche settimana prima), che chissà cosa ci faceva lì, e mi sono fatto tutto il campo per esultare sotto la nostra Curva».

LE SALVEZZE E WEMBLEY- Quella società aveva più idee che soldi, non a caso venne definita amichevolmente ‘pane e salame’: «Per una provinciale come noi, salvarsi valeva il doppio che per una big arrivare a vincere, soprattutto per quelle che erano le nostre risorse economiche e strutturali. I risultati sono stati ottenuti grazie alle qualità delle persone. La Coppa anglo-italiana? L’abbiamo vissuta un po’ tutti in maniera sorprendente. Al momento del sorteggio c’è stato un po’ di rammarico perché c’erano West Ham e Crystal Palace, due squadre di Londra, ma che avremmo dovuto affrontarle in casa. Fortunatamente poi ci siamo andati in finale. Questo fatto ha unito ancora di più il gruppo, anche perché Simoni fece giocare chi in campionato aveva meno spazio, creando i presupposti per vincere poi il campionato. Il cibo in Inghilterra non è che fosse granché. Facevamo finta di mangiare in albergo, ma poi mangiavamo in camera i cibi nostrani. Personalmente credo che la finale con il Derby sia stata una delle mie migliori partite. Il ’93 viene visto come per Wembley e la promozione, non viceversa, anche se la promozione era più importante, perché la città si trasferì in massa per quell’evento».

Nicolò Casali

Redattore

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