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GdS, Stroppa: «Dobbiamo riprendere il discorso interrotto a Venezia»
GdS, Stroppa: «Dobbiamo riprendere il discorso interrotto a Venezia»

Ecco le parole di Giovanni Stroppa a La Gazzetta dello Sport: «Pochi gol l’anno scorso, ma abbiamo cambiato le caratteristiche dell’attacco»

Il tecnico della Cremonese, Giovanni Stroppa, si è raccontato in una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport in cui ha parlato del mercato e dell’inizio di campionato.

Le prime quattro giornate hanno avuto troppe variabili, e tra queste c’è la Cremonese…
«Per noi c’è stata una crescita nelle prestazioni, al di là dei risultati. Però è presto per dare giudizi: mercato, turno infrasettimanale, caldo e preparazione non completa hanno inciso per tutti. Comunque abbiamo incontrato squadre fortissime, come il Sassuolo».

Ma l’avete battuto 1-4 a casa sua!
«Resta fortissimo. Oggi sta ancora pagando la retrocessione, ma alla fine lo vedremo davanti. Poi ci sono Palermo e le altre. Di certo chi ben comincia ha il vantaggio dell’entusiasmo, come il Pisa che è forte e ben allenato. Ha trovato in fretta la giusta alchimia ed è già partito».

Poi voi due sconfitte e altrettante vittore diverse tra loro.
«Il filo conduttore è la prestazione, e io lavoro per questo. A parte Cosenza, dove comunque se usciamo col pari nessuno dice nulla, la squadra ha giocato e dato risposte importanti. Ottima con la Carrarese, straordinaria col Palermo e Sassuolo. Mi è piaciuta la capacità mentale di non perdere la serenità e la convinzione nelle cose che si fanno».

Tante squadre aspettano, poche fanno la partita. E tra queste c’è la Cremonese.
«Di solito, all’inizio si gioca con più coraggio e si difende di più verso l’avversario. Poi, in funzione dei risultati, con il tempo, si può cambiare. A tutti piace giocare così, non sempre ci si riesce».

Nel torneo scorso, giocando e proponendo calcio, sono salite in A Parma, Como e Venezia…
«Si vince in tanti modi e con strategie diverse, ma la bellezza del calcio è trovare qualcosa di adatto. A me piace da morire Castori, anche se siamo agli opposti. Ha vinto, è un vincente e spesso ci confrontiamo. Da professionista dico che conta il risultato, come allenatore mi interessano la prestazione, l’identità, il dominio sul campo in entrambe le fasi. Poi dipende dall’avversario».

La stagione scorsa la Cremo ha pagato la scarsa finalizzazione e ha stravolto il reparto. Può essere la soluzione al problema?
«Il difetto tecnico è stato quello. Eravamo in 29-30, oggi siamo in 25 con 3 portieri. Quindi ho le coppie in ogni zona del campo ed è meglio così. La rosa è più omogenea con gente che deve far alzare l’asticella».

Ha rivisto il suo modo di attaccare? L’unico superstite del reparto è Franco Vazquez
«No, ma cambiano le caratteristiche dei giocatori e si cerca solo di trovare nuove strategie. Su Franco, sono felicissimo di averlo qui. Lo faccio giocare soltanto un po’ più laterale, ma va bene così».

Colpisce la posizione di Vandeputte, preso come esterno top nel 4-4-2 del Catanzaro e ora fa la mezzala…
Il mister prende un foglio e disegna cerchi e crocette «A parte che in C aveva già fatto la mezzala, ma vede? Gioca nella stessa zona di campo della passata stagione. Tra qualche mese diranno “che forte Vandeputte”. Ne sono certo».

Soddisfatto di come è andato il mercato?
«Ho lasciato gestire alla società le dinamiche. Se sono contento, lo vedremo. Di certo sono contento dell’alchimia che si è creata, ma non siamo forti a parole, lo dobbiamo diventare nei fatti».

Qualcuno ha fatto un mercato che reputa migliore del vosto?
«Il Modena che ha preso Mendes, Caso e Defrel. Poi Pisa, Palermo e Sampdoria».

Essere favoriti è un peso o uno stimolio?
«A me piace, a differenza dell’esasperazione. Posso garantire sul lavoro e le prestazioni. Certe critiche ricevute mi sono sembrate fuori luogo».

Erano vere le voci che, in estate, l’hanno cercata anche in Serie A?
«Sono rimasto volentieri qua, non solo perché ho un contratto, ma perché voglio fortemente dare continuità al lavoro e migliorare il quarto posto. Credo in questa squadra».

Il 19 compie un anno a Cremona
«Un anno fa si parlava di tutto, meno che di Serie A. E alla fine ci siamo andati vicini. Adesso dobbiamo solo riprendere il discorso interrotto».

Lo sa che da quando ci sono i play-off in Serie B (2004-2005) solo quattro squadre hanno vinto l’anno dopo aver perso in finale?
«Sì, è una cosa che ho bene in mente. Perdere la finale deve lasciare uno spirito di rivalsa e scatenare l’orgoglio. Questo dovrà fare la differenza».

Nicolò Casali

Redattore

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