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Cremonese, a che gioco stai giocando?
Cremonese, a che gioco stai giocando?

Gennaio è stato molto intenso per la Cremonese tra cambi di allenatore e giocatori ceduti/arrivati. Tante cose, però, lasciano perplessi

Da oramai qualche mese a questa parte le manovre (anche comunicative) della Cremonese sono risultate totalmente incomprensibili e nemmeno suffragate dai risultati a posteriori. Al punto che se retrocessione sarà, di certo sarà tutt’altro che dignitosa. Ma andiamo con ordine.

ALLENATORE – In estate si é scelto (poi sul chi voleva chi soprassediamo) di puntare sull’emergente Alvini, scelta che si é rivelata nefasta sin da subito sia per risultati sia per un’idea di gioco non propedeutica a una provinciale (frutto di tante idee e molto confuse), schiava di un integralismo tipico di quegli allenatori non in grado di adattare il guanto alla mano. Nonostante le zero vittorie tolta la Coppa Italia, la società lo conferma su ogni media, aggrappandosi all’esempio della Salernitana. Peccato che i campani ti insegnano, in primo luogo, che certe cose succedono una volta ogni 50 anni, e secondo che, per far sì che accadano, bisogna anche avere il coraggio di cambiare a tempo debito (Castori venne esonerato a inizio ottobre, non metà gennaio). Ma intanto, il mister, cambia modo di giocare (gli avranno letto i precetti?) e prova anche altri sistemi, durati giusto il tempo della pausa per i Mondiali.

MERCATO – Parallelamente, intanto che la società conferma Alvini e la bontà del suo ‘credo’, annuncia anche che la rosa sarebbe stata rinforzata nell’imminente mercato invernale. Certo, accantonare il portiere titolare (operazione iniziata concettualmente ad agosto con l’arrivo di Carnesecchi) che ti ha fatto guadagnare più punti di quelli che ti ha fatto perdere non é un gran biglietto da visita, ma c’era comunque tempo per rimediare. E invece no, via subito anche Hendry, Escalante e Ascacibar, ovvero il difensore centrale e i due terzi del centrocampo titolari di inizio stagione. “Eh ma hanno chiesto loro di andarsene?” potrà controbattere qualcuno. Ok, ma il polso di una società che ha in mano un contratto firmato dov’è? Per poi prendere chi? Un difensore di riserva della squadra con cui, verosimilmente, ci giocheremo l’ultimo posto, un centrocampista che, negli ultimi anni, ha passato più tempo in tribuna e in infermeria che in campo (e badate bene che chi vi scrive era un suo grande estimatore, ndr), e un altro che faceva la riserva in Serie B? E il tanto vaneggiato rinforzo in avanti?

Tanto valeva tenere Zanimacchia e Baez. Loro, oltretutto, avrebbero potuto rappresentare una sorta di zoccolo duro da cui ripartire il prossimo anno, soprattutto in caso di retrocessione che sarebbe sinonimo di un’altra mezza diaspora. Una società lungimirante, una volta volta preso atto che la classifica è quella che è, con un occhio deve pensare a raddrizzare la barca, ma con l’altro deve garantirsi di non smantellare tutta l’impalcatura per ripartire. L’impressione, invece, é che si sia andato a tentoni nel buio, magari provando a rientrare un po’ dell’ingente spesa estiva. Soltanto una salvezza miracolosa stile Salernitana (che comunque non era messa così male all’inizio del ritorno) potrà giustificare questo “fai e disfa”. Altrimenti il tutto non può che essere sintetizzato in una sola parola: fallimento.

Nicolò Casali

Redattore

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