
La sessione di gennaio del calciomercato sta per iniziare, e la Cremo dovrà sfruttarla come raramente ha dovuto fare negli anni scorsi
Prendi una squadra che rischia di giocare i playout per evitare la retrocessione in C, e infarciscila di scommesse proprio nel reparto in cui più aveva sofferto. Quante possibilità ci sono di sbagliarle e fare peggio dell’anno precedente? Per la legge dei grandi numeri, poche. Ecco, la Cremonese c’è riuscita. Infatti oggi è il secondo peggior attacco della categoria. Che, alla fine dei conti, è questa la causa principale di un girone d’andata ben al di sotto delle aspettative. Sarebbe bastato qualche gol in più e qualcuna delle sei sconfitte sarebbe diventata un pareggio e qualcuno dei sette pareggi una vittoria.
RISCHI – L’infortunio di Montalto può essere soltanto una parziale attenuante, poiché alle sue spalle vi sono comunque Paulinho e Brighenti, nelle gerarchie. Ovvero due giocatori che la società ha deciso di confermare in rosa nonostante l’anno passato abbiano deluso le aspettative. Chi per un motivo, chi per l’altro. Insomma, i cosiddetti “rischi calcolati” che possono andarti bene oppure rivelarsi un buco nell’acqua. Forse la Cremo, di questi rischi, se ne è accollati un po’ troppi. Ma su questo ci torneremo. Ai loro lati sono rimasti Piccolo, Perrulli e Castrovilli. In più sono arrivati anche Carretta dalla Ternana e Strefezza dalla Spal. Ed è proprio su questi esterni che l’opinione pubblica sta puntando il dito. Hanno torto i tifosi a farlo?
POCHI GOL – Vogliamo bene a Piccolo (soprattutto dopo la doppietta del Rigamonti), ma in 13 anni di carriera ha raggiunto quota 50 reti soltanto ieri. Siamo affezionati a Perrulli (uno degli ultimi eroi della promozione), ma per l’ultimo gol su azione bisogna tornare indietro fino al 2014. Ci siamo strabiliati con le giocate di Castrovilli, ma in un anno e mezzo ha segnato appena 3 reti e fornito una manciata di assist (siamo sicuri non vada arretrato a centrocampo?). Strefezza è alla sua seconda esperienza tra i Pro, dopo l’anno alla Juve Stabia dove ha segnato appena 3 reti. Carretta ci ha ammattiti con la maglia rossoverde, ma è arrivato in B a 27 anni, in una squadra d’impronta molto “zemaniana”, con il vulcanico Pochesci in panchina che sprigionava un calcio molto offensivo di cui ha beneficiato anche lo stesso Montalto.
UN ANNO COMPLICATO – Il problema del gol ha origine alla fine del 2017, esattamente un anno fa. Da allora sono cambiati tre allenatori. Nessuno vi ha posto rimedio, nemmeno Rastelli, presentatosi con idee di un calcio propositivo. La causa non può essere una rosa zeppa di esterni e mezze punte. Come va di moda asserire ultimamente. D’altronde, se un allenatore (come Mandorlini) gioca col tridente in linea è normale avere più esterni che centravanti. Ma a qualsiasi livello. A questo punto, il problema semmai va ricercato nelle qualità intrinseche di questi giocatori. Nella loro propensione al gol e nello spaccare le partite. Il che, difatti, non significa tanto essere dribblomani e giocolieri, quanto capaci di sentire la porta avversaria.
CHI VIENE E CHI VA – Restiamo fiduciosi anche perché la crisi si è palesata sin da subito, e quindi c’è tempo per porre rimedio tramite il mercato di riparazione. Probabilmente, a gennaio tanti partiranno e altrettanti ne arriveranno. L’importante è che siano nomi affermati e non più scommesse. D’altronde, se si vuole puntare ai playoff non basta la garra e l’entusiasmo del giocatore emergente dopo tanti anni di gavetta. Servono anche altre caratteristiche, quali talento e personalità.
Di Nicolò Casali