Il pareggio di Verona è importantissimo per ritrovare l’autostima: la strada verso la guarigione resta lunga, ora alla Cremo servono tre punti contro il Livorno
Finalmente la Cremo. L’appuntamento contro la vittoria è ancora rimandato. Nella trasferta di Verona si è rivista in campo una squadra quadrata. Non ancora una squadra con la S maiuscola, anche se a bocce ferme possiamo dire che le cose che hanno funzionato sono più di quelle che non hanno funzionato.
La reazione. Sicuramente la notizia più positiva della serata di ieri è la reazione della squadra. I calciatori non sono immuni alle voci, anche loro potevano immaginare che, in caso di sconfitta, la posizione di Mandorlini sarebbe stata molto a rischio. Se avessero voluto giocare “contro” l’allenatore sarebbe stato facile perdere, soprattutto dopo la rete presa a freddo. Invece i grigiorossi hanno reagito alla grande, disputando un ottimo primo tempo: nonostante i classici ripiegamenti delle ali, la squadra è stata più alta e ha cercato di aggredire il Verona. Lo stesso Mandorlini si è sgolato dalla panchina con Migliore per spingerlo a supportare di più la manovra.
L’avversario. Nonostante i sette cambi rispetto alla partita contro l’Ascoli, il Verona di Grosso resta un squadra di enorme qualità: Ragusa è un giocatore che non centra nulla con la categoria per tecnica e fisicità. Certo, anche gli scaligeri non sono nel loro periodo migliore e dopo la rete di Caracciolo hanno subito la Cremo, uscendo solo nel secondo tempo.
I recuperi. Con l’infermeria che si sta piano piano svuotando la Cremo è tornata ad avere in campo giocatori di qualità ed esperienza: non è un caso che tra i migliori ci siano due giocatori assenti nelle due sconfitte. Terranova ha dato solidità al reparto arretrato, Perrulli ha portato qualità sulle fasce dove Castrovilli avrebbe bisogno di ritrovare un po’ di fame. Carretta e Strefezza invece non sembrano ancora pronti per giocare da titolari più partite consecutivamente. A tal proposito, ben venga il rientro di Piccolo: è sintomatico che Mandorlini abbia scelto lui e non gli altri due. Il trequartista ex Spezia ha bisogno di mettere minuti nelle gambe, il suo rientro sarà fondamentale. Last but not least, il rientro di Marconi. Il centrale non era infortunato ma non era mai sceso in campo, il pericolo di una forma fisica scadente o di una testa non proprio sul pezzo è stato spazzato via dall’intervento su Di Carmine in piena area, un salvataggio decisivo. Ora Marconi si candida a entrare in pianta stabile nelle rotazioni di Mandorlini, mettendo la freccia su Kresic.
Il punto. Alla fine conta muovere le classifica, e la stessa prestazione unita a una sconfitta forse non sarebbe bastata. Il pareggio in trasferta infonde nuove energie mentali a una squadra che aveva bisogno innanzitutto di ritrovare fiducia in se stessa, ricominciando a fare risultato. La speranza è che possa succedere come l’anno scorso, quando la Cremo pareggiò 0-0 allo Stirpe contro una della favorite alla promozione diventando consapevole dei propri mezzi e dando inizio a un girone d’andata magnifico.
Cosa non va. Parliamo di un punto contro una squadra in difficoltà, seppur di qualità. Non è tutto oro quel che luccica, guai a pensare che questa squadra sia guarita dai suoi problemi. L’attacco resta da registrare e non potrebbe essere altrimenti. Sono solo due le reti nelle ultime cinque gare, un bottino troppo misero per una squadra che sulla carta vorrebbe puntare ai playoff. Eppure qualcosa si muove: Mandorlini sta iniziando a conoscere i giocatori. Quando scende in campo Brighenti non si può pensare di giocare come se davanti ci fosse un bomber d’area. Ecco che quindi si prediligono gli inserimenti e le sponde del capitano, che ieri sera ha liberato al tiro diversi compagni (prima Emmers poi Castrovilli hanno sfiorato il gol grazie al suo lavoro).
Tre punti con il Livorno. Inutile dirlo, contro il Livorno c’è un solo risultato a disposizione: la vittoria. A questa squadra mancano terribilmente i tre punti, manca terribilmente esultare davanti al proprio pubblico, manca terribilmente urlare di gioia per il gol di una vittoria che varrebbe doppio perché anticipa la sosta. Quindici giorni di riposo con tre punti in più in classifica sarebbero il miglior antibiotico possibile.