Il primo episodio di “C’era una volta…” dedicato a Gioacchino Prisciandaro, uno dei bomber più apprezzati della storia della Cremonese
Estate del 2003, la Cremonese è reduce da un anonimo campionato di C2 agli ordini di Claudio Maselli. La squadra guidata dall’allenatore ligure si è classificata al sesto posto, un gradino sotto l’accesso ai playoff, dopo aver rischiato addirittura la retrocessione in Serie D. La società, quindi, capitanata dalla triade Gualco-Triboldi-Rispoli, decide di dare una scossa all’ambiente, stravolgendo la squadra e puntando ad un campionato di alto livello. Durante quell’estate arriveranno all’ombra del Torrazzo molti giocatori che rimarranno scolpiti nella memoria dei tifosi grigiorossi e, fra questi, c’è ovviamente il bomber di quella squadra. E’ un uomo che ha fatto sognare migliaia di cremonesi, il “Re Mida” di Barletta, uno dei bomber più prolifici e fra i più amati di tutta la storia della Cremo. Il suo nome rievoca alla memoria grigiorossa montagne di gol e quella magica scalata che riportò la Cremonese in Serie B dopo sette anni di assenza. Stiamo parlando di “Jack lo squartaporte”, al secolo Gioacchino Prisciandaro.
BLITZ – Prisciandaro nasce a Bari l’8 settembre 1970. Da ragazzo il calcio era solo un hobby: il bomber durante la settimana lavorava come salumiere, mentre la domenica girava la Puglia segnando gol a grappoli. Ben presto, però, ci si rende conto che le abilità di Prisciandaro sono ben al di sopra della media e il calcio diventa così la sua professione. Dopo aver spaventato le difese nelle categorie inferiori, Prisciandaro “esplode” con il Martina, in coppia d’attacco con Mitri. Ed è proprio con la maglia biancoazzurra che la dirigenza della Cremonese lo nota. Il presidente Gigi Gualco vola così in Puglia: la scelta riguardava uno fra Prisciandaro e Giorgio Corona. I numeri di entrambi erano spaventosi (tant’è vero che Corona farà una più che discreta carriera in categorie superiori), ma alla fine la scelta del presidente ricadde sul bomber che aveva sfiorato la B a Martina Franca. Priscia accetta, firma e dopo anni di militanza nel Sud Italia decide di trasferirsi al nord. E da qui inizia la nostra storia.
GARANZIA – Priscia si presenta con sopracciglia folte, voce profonda e sorriso smagliante. Durante la sua prima intervista cremonese, alla domanda “Com’è il gol alla Prisciandaro?” il buon Gioacchino risponde: “Il gol alla Prisciandaro non esiste perchè io segno in tutti i modi possibili”. A dir poco profetico. Di testa, su punizione, di potenza, di fino, in velocità. Memorabile il suo gol ad Ivrea quando partì da metacampo, e altrettanto memorabile il gol contro la Pro Vercelli: Priscia volle battere a tutti i costi una punizione perché i compagni lo deridevano scherzosamente, dicendo che non era in grado di segnare su punizione; lui zittì tutti e spedì il pallone sotto al sette. In quegli anni si andava allo stadio sapendo che prima o poi lui l’avrebbe messa dentro. Jack è sulla bocca di tutti i tifosi (e anche sui muri della città – come poter dimenticare il “Priscia meglio di una striscia”…) ed è sinonimo di garanzia: segna in tutti i modi e ben presto diventa l’idolo della Curva Sud, che gli dedica cori di amore e di sostegno.
GOL A GRAPPOLI – Nella prima stagione in C2 (prima con Maselli e poi con Roselli in panchina) segna ventotto gol, trascinando i grigiorossi in C1 anche e soprattutto nei playoff (decisiva la doppietta contro l’Alto Adige). Nella seconda stagione in categoria superiore segna diciotto reti e la Cremonese dopo tanti bocconi amari torna in Serie B. Nelle memorie collettive dei grigiorossi resterà anche una foto molto particolare: Prisciandaro che, sigaretta in mano, indossa una maglietta con la scritta “Odio Piacenza”. Lui era così: spontaneo, onesto e leale. Dal primo all’ultimo giorno.
LA SERIE B – L’esordio in B a 35 anni è molto positivo: segna alla prima in casa contro il Catanzaro, segna poche giornate dopo contro l’Avellino, ma alla lunga sembra accusare il salto di categoria e il buon Priscia decide di farsi da parte. Dopo l’esonero di Roselli e l’avvento di Gianni Dellacasa, per sua ammissione, i ritmi di allenamento diventano troppo elevati. Complice anche qualche acciacco, durante una commovente conferenza stampa a fianco del presidente Gualco, il bomber decide di tornare fra i dilettanti, in Serie D, accettando la proposta del Palazzolo. Per qualche anno Prisciandaro gioca ancora, fino a scendere in Prima Categoria nel Casamassima, segnando valanghe di reti, su quei campi di polverosi da cui era partito.
SEMPRE NEL CUORE – Cremona, però, resta nel cuore del bomber che oggi vive e lavora in Puglia. Nonostante la distanza geografica il 6 maggio 2017 torna allo Zini (insieme agli ex compagni Marchesetti e Trapella) per assistere alla partita contro la Racing Roma. Prisciandaro si reca momentaneamente in curva per salutare i tifosi, anche se non riesce a fare due passi senza essere letteralmente bloccato dai tifosi. Pacche sulle spalle, baci, abbracci e cori: l’accoglienza per Priscia è il giusto riconoscimento, per un giocatore e uomo fra i più fondamentali della storia recente della Cremonese.