Marco Carnesecchi a Sportweek: «Si apprende qualcosa anche dalle sconfitte. Pronto per una big? Finché non accade è impossibile saperlo…»
Dopo tre stagioni di intenso apprendistato con la Cremonese, Marco Carnesecchi sembra pronto ad affermarsi a livelli ancora più alti del calcio italiano. Il portiere classe 2000, che in grigiorosso ha giocato 85 partite, ha rilasciato una lunga intervista al settimanale Sportweek raccontandosi dentro e fuori dal campo, a partire dalla retrocessione in B delle scorse settimane: «Ho preso la retrocessione molto sul personale, perché sono molto legato alla città di Cremona, l’ambiente e i tifosi. Ma ho imparato come anche nelle sconfitte sia possibile apprendere qualcosa, assorbendo il più possibile attraverso un’attenta osservazione. Gli altri portieri e chi milita in A da tanti anni possono sempre insegnarti qualcosa».
FUTURO – L’anno scorso solo un infortunio gli ha impedito approdare alla Lazio, mentre quest’anno sono diverse le big a cui è stato accostato il 22enne romagnolo: «Con il mio agente ci siamo dati una regola: finché non c’è nulla di concreto, non deve né chiamarmi né scrivermi, perché potrebbe distrarmi dal mio obbiettivo che ora è l’Europeo U21. Sono dell’Atalanta e sono felice di esserlo, il mio futuro è in mano loro. Ma essere accostato alla Juventus è motivo di grande orgoglio. Io pronto per una big? Credo che nessuno lo possa mai essere, nemmeno il portiere più forte del mondo. Finché non accade, è impossibile saperlo». Nel 2023 Carnesecchi è stato il portiere che ha effettuato più parate nei Top 5 campionati europei: «A livello di squadra non è un bene, ma dal punto di vista personale è molto gratificante. Significa che quando sono stato chiamato in causa, il più delle volte ho risposto presente».
NAZIONALE – Già capitano dell’Italia U21 con cui affronterà l’Europeo di categoria a partire dalla prossima settimana, l’ex Cesena e Trapani è stato convocato dal C.T. Mancini lo scorso marzo: «Per me la Nazionale è l’apoteosi, la cosa più bella che possa accadere ad un giocatore. Essere capitano ti fa capire tante cose, è una figura che mi attira molto e per questo ho sempre cercato di rubare qualcosa ai miei capitani. Devi essere da esempio per tutti e metterci la faccia, sia quando le cose vanno bene che quando vanno male. Anche solo potermi allenare con i migliori giocatori d’Italia è stato straordinario. Hai l’impressione di essere come loro, poi ti fermi un attimo a pensare e ti rendi conto di quanto lavoro ci sia ancora da fare».