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Brighenti e Ciofani a CGR: «Due grandi gruppi dietro alle nostre promozioni»
Brighenti e Ciofani a CGR: «Due grandi gruppi dietro alle nostre promozioni»

In un’intervista esclusiva a CGR, i due capitani della Cremonese Andrea Brighenti e Daniel Ciofani raccontano le promozioni in B e A

Numeri nove, capitani, ma soprattutto uomini. Andrea Brighenti e Daniel Ciofani, due simboli della Cremonese recente, hanno trascinato i grigiorossi prima in Serie B e poi in Serie A. In occasione della tradizionale diretta Facebook della nostra redazione, denominata GrigiorossOnAir, abbiamo contattato in esclusiva i due bomber per commentare la promozione in A e la grande rimonta verso la cadetteria del 2017.


Brighenti: «Io sto bene, grazie. Sono a Torino, stiamo andando avanti con i playoff ed è tutto a posto. Sto recuperando da un problema al tendine d’Achille, cercherò di essere a completa disposizione per il ritiro di quest’estate»

Ciofani: «Anche io tutto bene, mi sto godendo la città. Mio figlio va all’asilo fino al 31 maggio quindi sto qui tranquillo fino a giugno»


Il 6 maggio a Cremona presto diventerà giornata di festa, è già stato avviato l’iter! Avete in comune questa data, che per voi e per noi significa qualcosa di veramente incredibile. Ci avete regalato, con i vostri gruppi, due delle gioie più belle della nostra vita.

Brighenti: «Sono ricordi bellissimi, perché i negativi anni precedenti sono culminati in quel 6 maggio. Per noi e per me, che ero a Cremona da un po’ di anni, è stata una sorta di liberazione, l’arrivo della tanto agognata Serie B. Allo stesso modo penso che sia stato così quest’anno per i ragazzi come Daniel che è al terzo anno a Cremona. Dopo anni negativi in cui ci sono le critiche, che fanno parte del gioco, vincere è incredibile e piacevole».

Ciofani: «Assolutamente, è stata un’annata in cui tra di noi eravamo partiti per poter arrivare primi. Ce lo dicevamo, il mister ha coltivato questo pensiero dalla penultima giornata dell’anno scorso, ce l’ha detto e ce l’ha fatto immaginare. Oltre che alla società, il grande merito va a lui, che è riuscito a costruire. Serve pazienza ed è difficile: dopo il periodo di rodaggio al suo arrivo ha capito su chi poteva fare affidamento e poi ha rinforzato la squadra con giocatori che potessero fare un campionato di vertice».


Negli anni a tanti abbiamo sentito dire che a Cremona c’è tutto per fare bene: una proprietà importante, stabilità economica, strutture che fanno invidia a molte società italiane, un ambiente discreto ma che si fa sentire quando serve… eccetera. Perché quindi ci sono voluti secondo voi così tanti anni per raggiungere questi obiettivi? È più difficile il campionato di Serie C o di Serie B?

Brighenti: «Non lo so. Sono stato a Monza, una società che prima del cambio di proprietà era “niente” e nel giro di otto mesi abbiamo vinto il campionato, trovandoci addirittura a +11 a febbraio. Nei miei primi anni a Cremona la programmazione era sbagliata e la società non era strutturata per vincere, un aspetto fondamentale che giocatori e staff percepiscono. Il primo anno in cui si sono messe a posto le cose, invece, è arrivata la promozione. Credo che facendo le cose per bene si riesca a vincere: ok, a Monza hanno speso tantissimo, ma dei miei cinque anni e mezzo a Cremona quello della promozione era il più strutturato»

Ciofani:
«Vincere è difficile in tutte le categorie. Il ragionamento di Brighenti è giusto: la Cremonese negli anni ha avuto passaggi a vuoto per mancanza di programmazione, ma con il passaggio in Serie B ha saputo consolidarsi. Ovviamente poi serve anche che si crei l’alchimia giusta nello spogliatoio. Ho avuto modo di fare qualche cena con Andrea, Pesce e Lucchini e mi sembra di aver vissuto quel campionato nonostante non ci fossi. Ai tempi l’ho seguito da uomo di calcio ed esterno, ma sentendoli parlare del derby con il Piacenza, la sfida con la Racing Roma ecc. ho visto che tra di loro c’è un’empatia che fa la differenza, come successo a noi».


A differenza della stagione 2016-17, quest’anno la Cremonese era partita con obiettivi più umili sulla carta, rivelandosi invece una delle grandi sorprese del campionato.

Ciofani: «Assolutamente, è stata un’annata in cui tra di noi eravamo partiti per poter arrivare primi. Ce lo dicevamo, il mister ha coltivato questo pensiero dalla penultima giornata dell’anno scorso, ce l’ha detto e ce l’ha fatto immaginare. Oltre che alla società, il grande merito va a lui, che è riuscito a costruire. Serve pazienza ed è difficile: dopo il periodo di rodaggio al suo arrivo ha capito su chi poteva fare affidamento e poi ha rinforzato la squadra con giocatori che potessero fare un campionato di vertice»

Ciofani: «Verso l’esterno era sicuramente così, questo ci ha anche aiutato visto che la maggior parte della rosa era giovane. Infatti c’è stato un periodo in cui sono arrivate le pressioni e forse le abbiamo sofferte un pochettino. Analizzando le ultime cinque partite tutte le squadre di vertice hanno fatto o peggio di noi o quasi, permettendoci di mantenere il vantaggio. La pressione l’hanno avuta tutti perché è stato un campionato anomalo con squadre forti, con le squadre in coda che sono risalite nelle ultime partite dopo mesi difficili. Penso al Cosenza che batte il Benevento e pareggia a Pisa».


Daniel da tempo sostieni giustamente che la Cremonese sia stata in grado di aggiudicarsi tutti i giovani di talento di cui adesso parlano tutti. Che futuro vedi per loro? E poi, Andrea, tu hai avuto come compagni di squadra Rafia e soprattutto Fagioli….

Ciofani: «La sensazione è che siano forti e talentuosi. Penso a Frattesi, arrivato in Serie A dopo tre anni in Serie B, oppure ai due anni e mezzo in cadetteria di Gaetano. I giocatori bravi devono giocare. Esempio: leggo di Fagioli alla Lazio: ma se arriva lì e sbaglia una-due partite lo massacrano sui social. Se hai migliaia di messaggi positivi e pochi negativi, i secondi avranno sempre più peso se non sai come gestirli. I ragazzi hanno bisogno di trovare situazioni in cui giochino e crescano continuamente, devono meritarsi le grandi occasioni e serve pazienza. Penso anche a Pinamonti: con me a Frosinone ha fatto cinque gol, l’anno dopo a Genova non è andata come previsto e sono arrivate le critiche. Le sue qualità però si vedevano, infatti quest’anno è esploso a Empoli. Esistono i momenti e le annate, ma sicuramente tutti hanno bisogno di crescere con calma e avere spazio. Carnesecchi? Lo adoro, credo che mentalmente sia uno dei più pronti».

Brighenti: «Sono d’accordo con Daniel. Ho avuto la fortuna di fare questi due anni qua alla Juventus e di giovani bravi ne ho visti tantissimi. Qualitativamente sono tutti in gamba, fanno cose in allenamento che in Serie C non si vedono. Poi però vai sui campi a giocare e magari ti accorgi che non sono pronti. Serve una crescita con pazienza, senza titoloni. Quando Allegri parlò bene di Fagioli anni fa, su di lui si sono create aspettative che sta cercando di mantenere. Ma non è facile quando ti casca addosso tutto dalla stampa e dal pubblico. A ragazzi del genere così rischi di fare male, serve che trovino l’ambiente giusto in cui riceve i complimenti e le critiche al momento giusto. Ci sono tanti fattori in un ragazzo di 18-19 anni, ma le qualità sono indiscutibili».


Andrea, hai avuto modo di seguire la Cremonese quest’anno? Cosa ti ha colpito?

Brighenti: «Ho seguito tutto il campionato, soprattutto la Cremonese e un po’ il Monza. Sono d’accordo con Daniel, le partite nell’ultimo periodo pesano per tutti, che stiano sopra o sotto. Alla fine vince la squadra che nel complesso mantiene l’equilibrio e in questo è fondamentale quello che succede dentro lo spogliatoio. Quando arrivi alla vittoria finale dietro c’è sicuramente qualcosa di importante, una grande condivisione che ti permette di ripartire anche dopo le sconfitte».


Parlando di sconfitte spartiacque: nel 2017 fu il 3-0 di Piacenza, dopo il quale partì la rincorsa sull’Alessandria. Quest’anno non c’è stato un tonfo paragonabile, ma il 2-1 di Lecce ha senza dubbio dato consapevolezza alla squadra.

Brighenti: «Quella è stata una delle settimane più difficili del mio periodo a Cremona, eravamo sotto di nove punti e avevamo appena perso malamente un derby, per noi che dovevamo vincere era un momento difficile. Avevamo tutti contro ed eravamo solo noi, con il mister e lo staff. Avere la partita più bella da giocare la settimana successiva è stata una fortuna, ci ha aiutato. Loro erano nel momento migliore, noi in quello peggiore e spesso capita che ad avere la meglio sia proprio quest’ultima».

Ciofani: «Sì, l’ho sempre pensato sin dopo la partita. In quel momento mancavano tanti giocatori importanti. Quest’anno con Bianchetti e Okoli dietro abbiamo perso solo una partita, a Brescia quando sbagliai il rigore. A Lecce abbiamo perso anche per colpa del vento, la mia sensazione è che in campo non avrebbero mai segnato. Baroni ha esultato a fine partita, ma io nello spogliatoio ho detto: “Ragazzi, se questa è la nostra squadra il campionato lo vinciamo noi”. Poi alla fine hanno vinto loro proprio per quella partita, ma la sensazione sulla squadra era proprio questa. Siamo una squadra seria, di lavoratori e giovani bravi. La Cremonese fa giocare giocatori bravi, che siano giovani o vecchi: Zanimacchia, Valeri, Gaetano, Okoli… Hanno tutti dimostrato di essere giocatori bravi. Il calcio di oggi è tanta apparenza, c’è più bar di quel che sembra».


Daniel, conosci da molto tempo Andrea? Quando sei arrivato a Cremona o hai preso la decisione sofferta di lasciare casa tua possiamo dire, Frosinone, per venire a Cremona, vi eravate sentiti? Se sì, cosa vi siete detti? Perché alla fine parliamo proprio di un passaggio di consegne…

Ciofani: «Sono molto amico di suo cugino Nicolò, quando giocavo a Frosinone è capitato anche che stessimo in camera insieme. Prima di venire a Cremona, quando la trattativa era ormai ai dettagli, c’è stata un’amichevole Monza-Frosinone. Sono andato da Brighenti e gli ho chiesto se potevo prendere la maglia numero nove, e lui mi ha detto sì. È stato il nostro primo incontro. Poi insieme a Lucchini e altri soci siamo stati coinvolti nel progetto “PadelX” per l’apertura di campi da Padel fuori Cremona, presso il Golf Club Torrazzo».


Brighe, importanza del progetto U23.

Brighenti: «Si tratta di un progetto secondo me importante, soprattutto nelle grandi società il salto tra Primavera e prima squadra è immenso. I ragazzi iniziano a giocarsi partite contro giocatori che si giocano il contratto e imparano a capire cosa vuol dire giocare per vincere e penso sia molto utile. Mi fa strano che, essendo importanti i numeri, non ci abbia ancora pensato qualche altra squadra. Per me è un’esperienza positiva soprattutto per i ragazzi».


Com’è stato, Daniel, passare da Bisoli a Pecchia?

Ciofani: «Bisoli ci ha salvato l’anno precedente ed è stato fondamentale, perché senza di lui non ce l’avremmo fatta. Lo ringrazieremo sempre tutti, e io personalmente: è grazie a lui se io, Terranova e Castagnetti abbiamo rinnovato. L’errore è stato quello di non partire con lo stesso modulo e atteggiamento dell’anno precedente, non eravamo capaci di aggredire in alto e abbiamo cambiato tanti moduli… È un bel personaggio, ha dato certezze ad una squadra impaurita. Poi però alla lunga abbiamo faticato a proporre calcio e ci sono stati alcuni risvolti negativi».


E Pecchia?

Ciofani: «Mister Pecchia ha un calcio più propositivo, si gioca sugli esterni, vuole sempre freschezza in avanti. L’apparenza inganna, i dati del GPS dicono che anche io corro tantissimo (ride, ndr). Per me è stato una manna dal cielo perché mi ha detto che la palla doveva arrivarmi il più vicino possibile. Pecchia, come Tesser, è un vincente e una persona capace. Quest’anno poi hanno comprato Di Carmine, anche se prima che arrivasse pensavo di giocarle tutte io. Alla fine ci siamo divisi le presenze dal primo minuto e sommando i nostri gol siamo andati in doppia cifra, conta quello. Quest’annata è stata positiva, poi le ultime partite sono un altro campionato».


Daniel, anno 19-20, la squadra era forte e costruita per grande ambizioni. Cos’è andato storto?

Ciofani: «C’erano troppi giocatori forti. Quest’anno il calcio è cambiato con le cinque sostituzioni, che permettono di entrare nella partita anche se non giochi dall’inizio, mentre con le tre sostituzioni era più complicato. Per me è stata una stagione lunga tre anni, con tutti i cambi di panchina che ci sono stati tra Rastelli, Baroni, Bisoli… Poi nel lockdown il mister ha scelto quindici giocatori che c’erano con testa, fisico e sentimenti ed è andato avanti con loro. Che fossero condivisibili o meno, ha fatto delle scelte e le ha portate avanti. A me ha dato la continuità di cui avevo bisogno. Quest’anno non è andata così, ma lo sapevamo dall’inizio: l’importante è parlare chiaro. In situazioni in cui invece arrivi come giocatore fondamentale e dopo due partite non giochi più diventa tutto più difficile… Ci vuole pazienza».


Tu e Ceravolo siete arrivati come bomber di categoria, ma non siete riusciti mai a trovare l’intesa vincente (e quindi i gol).

Ciofani: «Siamo arrivati per giocare insieme, poi si sono accorti che forse non era possibile. Resto dell’opinione che quando si hanno giocatori bravi e intelligenti si debba trovare un modo di farli giocare: io e Fabio abbiamo sempre fatto i nostri gol in Serie B. Magari con noi non si può manovrare, ma servono più cross e noi non ne facevamo. In più ogni settimana sembrava che arrivasse la soluzione definitiva tra 4-2-3-1, 3-4-3, 4-3-3, poi prontamente smentita dopo la gara».


Pronostici sui playoff di Serie B e Serie C?

Brighenti: «La Serie C è imprevedibile, anche noi possiamo dare fastidio. Padova e Reggina sono squadre importanti, non me la sento di dare una favorita. In B potrebbe salire il Brescia».

Ciofani: «In Serie B il Benevento non mi convince, davanti ha giocatori fortissimi ma non mi sembrano uniti. Il Pisa ha perso Caracciolo ed è un’assenza importante. Non so come stia mentalmente il Monza, mentre il Brescia ha perso pochissime partite in campionato e può rivelarsi insidioso. In Serie C dico Reggiana».


Ora un paio di curiosità: Andrea, ricordi il tuo gol contro la Racing Roma? Secondo te eri in fuorigioco?

Brighenti: «Sinceramente non so di quanto fossi in fuorigioco, ma come si fa ad annnullare un gol così?! (sorride, ndr). Gliel’ho detto anche all’arbitro Robilotta!».


Daniel, sappiamo che sei esperto di fantacalcio. Com’è andata quest’anno? E invece come va con la preparazione del tuo libro?

Ciofani: «Proprio oggi ho perso con Valzania, che mi ha agganciato al secondo posto e infatti sono arrabbiato (ride, ndr). Sul libro ci sto lavorando, posso dire che il capitolo sulla Cremonese è veramente bello».

La redazione di CuoreGrigiorosso ringrazia US Cremonese e Juventus FC per la concessione dell’intervista a Daniel Ciofani e Andrea Brighenti per la grande disponibilità.


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Redazione

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